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Festa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia – lunedì 15 giugno 2020

Lunedì 15 Giugno ricorre la festa dei SS. VITO E COMPAGNI MARTIRI,  patroni della nostra parrocchia .

Data l’occasione, si invitano gli operatori pastorali, che ne hanno la possibilità, a partecipare alla celebrazione Eucaristica delle ore 18.30,  nella quale invocheremo i nostri patroni chiedendo la loro intercessione e protezione  per tutta la nostra comunità parrocchiale, in particolare per i giovani e le famiglie.

Seguirà una bicchierata sotto i gazebi.

San Vito di fronte all’imperatore (Musei Vaticani)

STORIA

Sono commemorati nel Martirologio Romano il 15 giugno con un latercolo, proveniente da Floro e integrato da Adone, ispirato alla leggendaria passio (BHL, II, pp. 1257-59, nn. 8711-16), di nessun valore storico.


Secondo quanto scritto infatti, composto probabilmente nel sec. VII e del quale esistono diverse redazioni peraltro non ancora esaurientemente studiate, Vito era un fanciullo di sette anni ed era nato in Sicilia; essendo già cristiano ed operando molti miracoli, il preside Valeriano lo fece arrestare, torturare e chiudere in carcere, sperando, anche con l’aiuto del padre del fanciullo ancora pagano, di fargli rinnegare la fede; ma un angelo lo liberò, e V., insieme col pedagogo M. e la nutrice C., si recò in Lucania ove continuò il suo apostolato. La sua fama giunse fino a Roma e l’imperatore Diocleziano lo chiamò perché liberasse il proprio figlio dal demonio; ma in ricompensa del beneficio ottenuto, l’imperatore fece ancora una volta tormentare V. perché non aveva voluto sacrificare agli dei; l’Angelo del Signore lo liberò nuovamente e con M. e C. ritornò presso il fiume Sele, dove tutti e tre furono chiamati al premio eterno. La pia donna Florenza seppellì i loro corpi in loco qui dicitur Marianus.


Bisogna innanzi tutto precisare che dei nostri tre santi il solo V. deve ritenersi un autentico martire, mentre gli altri due, C. e M., sconosciuti alle fonti pili antiche e genuine, sono una pia invenzione del leggendarista, e quindi debbono essere espunti dal Martirologio. Chi fosse poi V., quando nacque e mori non sappiamo, è comunque da escludere che fosse un fanciullo e nato in Sicilia. L’unica notizia attendibile, ma di scarso aiuto per una identificazione, è la breve memoria contenuta nel Martirologio Geronimiano al 15 giugno, in cui si legge: In Lucania Viti. Alla stessa data però il medesimo Martirologio contiene un altro latercolo nel quale tutti e tre i santi sono ricordati con l’indicazione topografica: In Sicilia, ma esso è stato formulato certamente sotto l’influsso della passio e per conseguenza ha lo stesso suo valore storico; inoltre è da notare che questo secondo latercolo si trova alla fine delle memorie del 15 giug., per cui è certo che esso debba ritenersi una aggiunta posteriore, tanto più che i codici del Geronimiano non sono più antichi del sec. VIII.


Nonostante la completa mancanza di notizie biografiche il culto di V. è antico nella Chiesa e molto diffuso in Europa; già alla fine del sec. V si ha notizia di una chiesa a lui dedicata al tempo del papa Gelasio I; nel sec. VI a lui erano intitolati monasteri in Sicilia e in Sardegna (lettere di s. Gregorio Magno). La sua festa è ricordata nel Sacramentario Gelasiano, in tutti i martirologi storici, nel Calendario Marmoreo di Napoli e nei sinassari bizantini.


Nel Medioevo fu annoverato tra i santi Ausiliatori (v.), invocato contro parecchie malattie fra cui la corea o ballo di San Vito e la rabbia, e venerato da diverse classi sociali (attori, ballerini). Le sue reliquie sarebbero conservate in molte città e chiese d’Europa, ma è molto difficile dire se esse siano veramente autentiche: ciò vale anche per quelle che si dicono trasferite a Rasbach in Sassonia nell’836 dal monastero di S. Dionigi di Corvey, dove erano state portate dall’abate Fulrado al tempo del re Pipino.