Le origini della chiesa risalgono al XII secolo, epoca in cui venne edificata una pieve le cui tracce sono state rinvenute nel corso di opere di restauro del presbiterio odierno. Poco distante fu ritrovato anche un sarcofago romano di epoca imperiale, oggi esposto presso il Museo archeologico nazionale di Altino.
La chiesa venne consacrata il 3 ottobre 1490 dal vescovo Nicolò II Franco di Treviso.
Dal 1493 al 1797 la chiesa fu affidata ai monaci benedettini di Monte Oliveto, che già avevano un monastero sull’isola di Sant’Elena (Venezia) gestirono la parrocchia, abbellendola con pregevoli sculture di stile lombardo. Ricostruita nel 1750, venne riconsacrata nel 1769.
La facciata è decorata con due sculture quattrocentesche di Giovanni Buora (1445–1513), raffiguranti, probabilmente, i Santi Patroni. All’interno è conservata una pregevole scultura della Madonna con Bambino del medesimo autore. Vi sono, inoltre, numerosi affreschi di Gaspare Diziani (1689–1767) raffiguranti i Santi Patroni Vito e Modesto, Gesù tra i dottori del tempio, la Trasfigurazione, la Teologia e la sua opera più importante Il sacrificio di Melchisedek, oltre a diversi Evangelisti e Profeti.
Su un altare laterale, si trova la pregevole pala che raffigura la Incoronazione della Vergine con Santi, opera di Vittore Belliniano del 1524. Altre opere importanti sono il Battesimo di Gesù di Francesco Montemezzano (1540-1602) della scuola del Veronese e il bassorilievo della “Madonna delle candelabre” di Antonio Rossellino (1427-1479).
All’interno della chiesa, la cappella dedicata a Santa Francesca Romana, patrona di Spinea, ospita una pala d’altare realizzata nel 1622 da Odoardo Fialetti (1573-1638).
La chiesa custodisce un importante organo realizzato nel 1773 da Gaetano Callido (numero di matricola 86), una delle opere più preziose della organistica veneta.
Il campanile della chiesa dei Santi Vito e Modesto è uno degli ultimi resti del castello di Orgnano, abbattuto nel XVI secolo.
Alla fine del 2022 sono state restaurate le due sculture in legno di “Angeli oranti” che adornano l’organo della nostra chiesa.
In onore dell’evento, il 25 febbraio 2023 si è tenuto un concerto in memoria di Maria Giovanna Monti, meglio conosciuta nella nostra parrocchia come “Gianna”, venuta a mancare l’anno prima nello stesso giorno. Il concerto, offerto dai figli di Gianna, è stato eseguito dalla nostra Corale Santi Vito e Modesto, un ensemble di violoncelli (tra cui Alberto, uno dei figli di Gianna) e il maestro Marco Basso all’organo.
L’opera di restauro è stata affidata alla restauratrice Flavia Cabrio. Di seguito riportiamo la relazione finale.
I due angeli sono composti da più pezzi di legno di cirmolo uniti variamente tra loro anche con chiodi ribattuti. (In allegato – relazione analisi legno). A causa di questo molteplice assemblaggio, devono aver subito parecchi movimenti di assestamento che hanno causato vari restauri succedutisi nel tempo sia nella struttura lignea sia nella doratura e nella policromia. Sono pervenuti completamente ridipinti da più stesure sovrapposte di strati grigiastri e biancastri, il più invasivo dei quali risale ai primi del ‘900, probabilmente in corrispondenza dell’epidemia di spagnola, successivamente altri variamente dati, fino in tempi recenti, per occultare crepe e movimenti del legno. La loro collocazione originaria, da dettagli di assestamento nel basamento e dalla mozzatura delle ali, non deve essere stata quella conosciuta finora, ai lati della tastiera e delle canne dell’organo Callido (1773): si sono riscontrate nella pulitura numerose scolature di cera specie nel basamento, probabilmente gli angeli avevano una collocazione più godibile e di maggior fruizione cultuale e successivamente sono stati adattati nell’ubicazione nella quale sono pervenuti con adattamenti del basamento e delle ali.
Le operazioni di restauro sono consistite dapprima nel consolidamento della policromia pericolante mediante siringature di collagene sotto scaglia ed in seguito a bisturi, con l’esfoliazione dell’ultima stesura sovrammessa di materiale coprente, composto in prevalenza da vinavil pigmentato. Sono emerse in questa fase tutte le stuccature date nelle crepe strutturali del legno formatesi nel tempo, variamente date in epoche e con materiali diversi, alcune con gesso grossolano da muro e cementite. Naturalmente in questa fase si è cercato di uniformare e livellare gli strati sovrapposti per facilitare in seguito la pulitura ad impacco con solvente. Sono altresì venuti in luce tutti i numerosi interventi di restauro subiti dai manufatti nel tempo: molti frammenti lignei erano stati ricollocati con chiodi che in alcuni casi peggioravano la situazione. I numerosi chiodi e chiodini riscontrati sono stati estratti e i vari frammenti ricollocati nella loro giusta sede. In concomitanza della prima sgrossatura a bisturi si sono fatte ricombaciare le parti sconnesse mediante immorsatura calibrata delle varie parti da congiungere. Molta difficoltà si è riscontrata nel ripristinare l’attacco delle ali: a causa del loro peso sbilanciavano le sculture che nel tempo erano state malamente rabberciate con chiodature dannose. Attualmente le ali sono state ricollocate nella loro giusta sede con moderne viti reversibili. Dopo la lunga e difficoltosa prima sgrossatura a bisturi si è proceduto alla pulitura con impacchi di sovente in gel: dimetilsolfossido ed etilacetato in concentrazioni variabili dal 30 al 60%. I tempi di applicazione sono variati tra i 3 e 10 minuti. Per le superfici dorate la pulitura è proceduta in modo relativamente uniforme: la foglia antica battuta a mano, brunita su bolo armeno rosso, si presentava di buona qualità, sostanzialmente compatta e presente in buona percentuale. Le delicate stesure policrome invece, specie negli incarnati, hanno dato più difficoltà, sia a causa del loro spessore poco consistente dato per lo più in velatura, sia a causa delle numerose abrasioni subite nel tempo che, sui delicati incarnati dei volti, erano particolarmente deturpanti. I risvolti dei manti degli angeli erano in origine azzurri, poche tracce di tale colorazione si sono riscontrate nei punti più nascosti negli anfratti delle pieghe dei panneggi. Attualmente il colore è virato in verde scuro: tale alterazione è tipica dell’azzurrite che tende nel tempo a diventare malachite. Le varie sostanze oleose in origine date per ravvivare i colori devono aver favorito tale trasformazione, tuttavia pur virato di tono il gioco cromatico delle pieghe dei panneggi è ancora godibile. Per tali operazioni di pulitura si è proceduto a solvente liquido a più riprese. Molta parte del restauro è consistita nel consolidamento, eseguito più volte a causa dei naturali e numerosi movimenti dei assestamento del legno. Si è provveduto in questa fase anche al trattamento antimicotico e al trattamento antixilofago eseguito in più riprese con permetrina. Le parti lignee degradate sono state impregnate con resina Paraloid B/72 al 20% in acetone a più stesure fino a ridare consistenza alla materia. Particolare cura si è avuta nel punto dell’attacco delle ali reso problematico dai numerosi chiodi conficcati in passato. Si è proceduto in seguito alla stuccatura eseguendo da prima imbonimenti profondi con segatura di legno di cirmolo e colla caravella. In seguito dopo aver dato modo al legno di assestarsi e aver provveduto a ripristinare l’adesione dove necessario, più e più volte, si provveduto alla stesura di stucco sottile e alla levigatura. Il ritocco pittorico finale è stato eseguito con l’intento di ricucire le varie lacune e permettere una fruizione visiva godibile il più possibile nella sua integrità. Si è proceduto in prevalenza a puntino e velature, in alcune zone con stuccature nuove si è eseguito il tratteggio a rigatino. Molte parti usurate nel tempo con il legno scoperto sono state lasciate in vista perché ritenute cromaticamente intonate con l’insieme specie con l’accostamento con le superfici dorate. Infine i manufatti sono stati protetti con vernice a Tableaux anti-UV in aérosol, reversibile e satinata.
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Storia
Le origini della chiesa risalgono al XII secolo, epoca in cui venne edificata una pieve le cui tracce sono state rinvenute nel corso di opere di restauro del presbiterio odierno. Poco distante fu ritrovato anche un sarcofago romano di epoca imperiale, oggi esposto presso il Museo archeologico nazionale di Altino.
La chiesa venne consacrata il 3 ottobre 1490 dal vescovo Nicolò II Franco di Treviso.
Dal 1493 al 1797 la chiesa fu affidata ai monaci benedettini di Monte Oliveto, che già avevano un monastero sull’isola di Sant’Elena (Venezia) gestirono la parrocchia, abbellendola con pregevoli sculture di stile lombardo. Ricostruita nel 1750, venne riconsacrata nel 1769.
La facciata è decorata con due sculture quattrocentesche di Giovanni Buora (1445–1513), raffiguranti, probabilmente, i Santi Patroni. All’interno è conservata una pregevole scultura della Madonna con Bambino del medesimo autore. Vi sono, inoltre, numerosi affreschi di Gaspare Diziani (1689–1767) raffiguranti i Santi Patroni Vito e Modesto, Gesù tra i dottori del tempio, la Trasfigurazione, la Teologia e la sua opera più importante Il sacrificio di Melchisedek, oltre a diversi Evangelisti e Profeti.
Su un altare laterale, si trova la pregevole pala che raffigura la Incoronazione della Vergine con Santi, opera di Vittore Belliniano del 1524. Altre opere importanti sono il Battesimo di Gesù di Francesco Montemezzano (1540-1602) della scuola del Veronese e il bassorilievo della “Madonna delle candelabre” di Antonio Rossellino (1427-1479).
All’interno della chiesa, la cappella dedicata a Santa Francesca Romana, patrona di Spinea, ospita una pala d’altare realizzata nel 1622 da Odoardo Fialetti (1573-1638).
La chiesa custodisce un importante organo realizzato nel 1773 da Gaetano Callido (numero di matricola 86), una delle opere più preziose della organistica veneta.
Il campanile della chiesa dei Santi Vito e Modesto è uno degli ultimi resti del castello di Orgnano, abbattuto nel XVI secolo.
Il restauro degli “Angeli oranti” della Cantoria
Alla fine del 2022 sono state restaurate le due sculture in legno di “Angeli oranti” che adornano l’organo della nostra chiesa.
In onore dell’evento, il 25 febbraio 2023 si è tenuto un concerto in memoria di Maria Giovanna Monti, meglio conosciuta nella nostra parrocchia come “Gianna”, venuta a mancare l’anno prima nello stesso giorno. Il concerto, offerto dai figli di Gianna, è stato eseguito dalla nostra Corale Santi Vito e Modesto, un ensemble di violoncelli (tra cui Alberto, uno dei figli di Gianna) e il maestro Marco Basso all’organo.
L’opera di restauro è stata affidata alla restauratrice Flavia Cabrio. Di seguito riportiamo la relazione finale.
I due angeli sono composti da più pezzi di legno di cirmolo uniti variamente tra loro anche con chiodi ribattuti. (In allegato – relazione analisi legno). A causa di questo molteplice assemblaggio, devono aver subito parecchi movimenti di assestamento che hanno causato vari restauri succedutisi nel tempo sia nella struttura lignea sia nella doratura e nella policromia. Sono pervenuti completamente ridipinti da più stesure sovrapposte di strati grigiastri e biancastri, il più invasivo dei quali risale ai primi del ‘900, probabilmente in corrispondenza dell’epidemia di spagnola, successivamente altri variamente dati, fino in tempi recenti, per occultare crepe e movimenti del legno.
La loro collocazione originaria, da dettagli di assestamento nel basamento e dalla mozzatura delle ali, non deve essere stata quella conosciuta finora, ai lati della tastiera e delle canne dell’organo Callido (1773): si sono riscontrate nella pulitura numerose scolature di cera specie nel basamento, probabilmente gli angeli avevano una collocazione più godibile e di maggior fruizione cultuale e successivamente sono stati adattati nell’ubicazione nella quale sono pervenuti con adattamenti del basamento e delle ali.
Le operazioni di restauro sono consistite dapprima nel consolidamento della policromia pericolante mediante siringature di collagene sotto scaglia ed in seguito a bisturi, con l’esfoliazione dell’ultima stesura sovrammessa di materiale coprente, composto in prevalenza da vinavil pigmentato.
Sono emerse in questa fase tutte le stuccature date nelle crepe strutturali del legno formatesi nel tempo, variamente date in epoche e con materiali diversi, alcune con gesso grossolano da muro e cementite. Naturalmente in questa fase si è cercato di uniformare e livellare gli strati sovrapposti per facilitare in seguito la pulitura ad impacco con solvente. Sono altresì venuti in luce tutti i numerosi interventi di restauro subiti dai manufatti nel tempo: molti frammenti lignei erano stati ricollocati con chiodi che in alcuni casi peggioravano la situazione. I numerosi chiodi e chiodini riscontrati sono stati estratti e i vari frammenti ricollocati nella loro giusta sede. In concomitanza della prima sgrossatura a bisturi si sono fatte ricombaciare le parti sconnesse mediante immorsatura calibrata delle varie parti da congiungere. Molta difficoltà si è riscontrata nel ripristinare l’attacco delle ali: a causa del loro peso sbilanciavano le sculture che nel tempo erano state malamente rabberciate con chiodature dannose. Attualmente le ali sono state ricollocate nella loro giusta sede con moderne viti reversibili.
Dopo la lunga e difficoltosa prima sgrossatura a bisturi si è proceduto alla pulitura con impacchi di sovente in gel: dimetilsolfossido ed etilacetato in concentrazioni variabili dal 30 al 60%. I tempi di applicazione sono variati tra i 3 e 10 minuti. Per le superfici dorate la pulitura è proceduta in modo relativamente uniforme: la foglia antica battuta a mano, brunita su bolo armeno rosso, si presentava di buona qualità, sostanzialmente compatta e presente in buona percentuale. Le delicate stesure policrome invece, specie negli incarnati, hanno dato più difficoltà, sia a causa del loro spessore poco consistente dato per lo più in velatura, sia a causa delle numerose abrasioni subite nel tempo che, sui delicati incarnati dei volti, erano particolarmente deturpanti. I risvolti dei manti degli angeli erano in origine azzurri, poche tracce di tale colorazione si sono riscontrate nei punti più nascosti negli anfratti delle pieghe dei panneggi. Attualmente il colore è virato in verde scuro: tale alterazione è tipica dell’azzurrite che tende nel tempo a diventare malachite. Le varie sostanze oleose in origine date per ravvivare i colori devono aver favorito tale trasformazione, tuttavia pur virato di tono il gioco cromatico delle pieghe dei panneggi è ancora godibile. Per tali operazioni di pulitura si è proceduto a solvente liquido a più riprese. Molta parte del restauro è consistita nel consolidamento, eseguito più volte a causa dei naturali e numerosi movimenti dei assestamento del legno. Si è provveduto in questa fase anche al trattamento antimicotico e al trattamento antixilofago eseguito in più riprese con permetrina. Le parti lignee degradate sono state impregnate con resina Paraloid B/72 al 20% in acetone a più stesure fino a ridare consistenza alla materia. Particolare cura si è avuta nel punto dell’attacco delle ali reso problematico dai numerosi chiodi conficcati in passato.
Si è proceduto in seguito alla stuccatura eseguendo da prima imbonimenti profondi con segatura di legno di cirmolo e colla caravella. In seguito dopo aver dato modo al legno di assestarsi e aver provveduto a ripristinare l’adesione dove necessario, più e più volte, si provveduto alla stesura di stucco sottile e alla levigatura.
Il ritocco pittorico finale è stato eseguito con l’intento di ricucire le varie lacune e permettere una fruizione visiva godibile il più possibile nella sua integrità. Si è proceduto in prevalenza a puntino e velature, in alcune zone con stuccature nuove si è eseguito il tratteggio a rigatino. Molte parti usurate nel tempo con il legno scoperto sono state lasciate in vista perché ritenute cromaticamente intonate con l’insieme specie con l’accostamento con le superfici dorate.
Infine i manufatti sono stati protetti con vernice a Tableaux anti-UV in aérosol, reversibile e satinata.
Le opere della nostra chiesa
Il video è frutto della collaborazione tra il Comune di Spinea e la nostra Parrocchia.
Buona visione!
Spinea e i Monaci Olivetani
L’articolo è a cura di Paolo Marcolin.
Buona lettura!
La pala del Rosario restaurata
Il libro è frutto della collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura del Comune di Spinea e la nostra Parrocchia.
Buona lettura!
Santa Francesca Romana
Il libro è frutto della collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura del Comune di Spinea e la nostra Parrocchia.
Buona lettura!