Molto spesso, anzi quasi sempre, si usa la stessa parola “leggere” per indicare due azioni molto diverse: leggere per sé e leggere pubblicamente, per gli altri. Nella prima azione si può anche non usare la voce, mentre per la seconda la voce è indispensabile. Questa confusione di significati comporta diversi equivoci, primo fra tutti il ritenere che non sia necessaria alcuna competenza specifica, né che ci si debba preparare, per leggere durante una celebrazione liturgica. Le conseguenze di questi equivoci le conosciamo tutti: persone che vengono incaricate di leggere alcuni secondi prima della celebrazione (o addirittura a celebrazione già iniziata); lettori che, giunti all’ambone, vedono per la prima volta il brano da leggere (quante volte succede che viene letto un brano della domenica precedente o di quella successiva!); lettori che leggono male (troppo in fretta, senza senso, con cantilena, in modo non adatto al tipo di lettura, senza tener conto di avere un microfono, ecc.…); letture affidate a bambini e ragazzi, che ovviamente non possono comprenderle a fondo e quindi nemmeno trasmetterne il contenuto, e tante altre disfunzioni analoghe.
Tutto ciò comporta una conseguenza precisa: la Parola di Dio non giunge all’assemblea e la liturgia della Parola viene così ad essere decapitata. Inoltre, anche l’omelia perde parte della sua efficacia, poiché è molto arduo, se non impossibile, spiegare ed attualizzare letture che non sono state capite e forse nemmeno ascoltate. Che cosa si può fare per cercare di risolvere problemi così importanti? Anzitutto far sì che i lettori si rendano conto che spesso il lasciarsi andare all’impreparazione, all’improvvisazione, alla trascuratezza equivale a “prendere in giro” Dio e l’assemblea; che un tale modo di comportarsi, umanamente parlando, non è serio e, cristianamente, è irriguardoso sia verso la Parola di Dio, sia verso i fratelli nella fede. L’aver preso coscienza di quanto siano importanti le leggi della comunicazione per la lettura in pubblico comporta poi che il lettore si sforzi di acquisire un’adeguata competenza tecnica, allo scopo d’imparare ad usare correttamente la propria voce e quindi consentire e favorire la trasmissione del messaggio che è chiamato ad annunciare attraverso la comunicazione orale, cioè la Parola di Dio. Quindi la tecnica usata, cioè il modo di leggere, d’interpretare il testo non è un di più, un lusso: è invece la prima condizione perché sia suscitato un minimo interesse di ascolto.
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Last Updated: 10 Settembre 2020 by administrator
Le tecniche di lettura
Molto spesso, anzi quasi sempre, si usa la stessa parola “leggere” per indicare due azioni molto diverse: leggere per sé e leggere pubblicamente, per gli altri. Nella prima azione si può anche non usare la voce, mentre per la seconda la voce è indispensabile. Questa confusione di significati comporta diversi equivoci, primo fra tutti il ritenere che non sia necessaria alcuna competenza specifica, né che ci si debba preparare, per leggere durante una celebrazione liturgica. Le conseguenze di questi equivoci le conosciamo tutti: persone che vengono incaricate di leggere alcuni secondi prima della celebrazione (o addirittura a celebrazione già iniziata); lettori che, giunti all’ambone, vedono per la prima volta il brano da leggere (quante volte succede che viene letto un brano della domenica precedente o di quella successiva!); lettori che leggono male (troppo in fretta, senza senso, con cantilena, in modo non adatto al tipo di lettura, senza tener conto di avere un microfono, ecc.…); letture affidate a bambini e ragazzi, che ovviamente non possono comprenderle a fondo e quindi nemmeno trasmetterne il contenuto, e tante altre disfunzioni analoghe.
Tutto ciò comporta una conseguenza precisa: la Parola di Dio non giunge all’assemblea e la liturgia della Parola viene così ad essere decapitata. Inoltre, anche l’omelia perde parte della sua efficacia, poiché è molto arduo, se non impossibile, spiegare ed attualizzare letture che non sono state capite e forse nemmeno ascoltate. Che cosa si può fare per cercare di risolvere problemi così importanti? Anzitutto far sì che i lettori si rendano conto che spesso il lasciarsi andare all’impreparazione, all’improvvisazione, alla trascuratezza equivale a “prendere in giro” Dio e l’assemblea; che un tale modo di comportarsi, umanamente parlando, non è serio e, cristianamente, è irriguardoso sia verso la Parola di Dio, sia verso i fratelli nella fede. L’aver preso coscienza di quanto siano importanti le leggi della comunicazione per la lettura in pubblico comporta poi che il lettore si sforzi di acquisire un’adeguata competenza tecnica, allo scopo d’imparare ad usare correttamente la propria voce e quindi consentire e favorire la trasmissione del messaggio che è chiamato ad annunciare attraverso la comunicazione orale, cioè la Parola di Dio. Quindi la tecnica usata, cioè il modo di leggere, d’interpretare il testo non è un di più, un lusso: è invece la prima condizione perché sia suscitato un minimo interesse di ascolto.
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