Questo tempo drammatico di pandemia per noi credenti è coinciso con la Quaresima ed il Tempo Pasquale: finalmente abbiamo celebrato Cristo risorto!
Ma tutto continuerà come prima? Anzi con la “preoccupazione” di riprendere il tempo perduto? oppure sarà una opportunità, una conversione per un nuovo stile di essere società e Chiesa?
Abbiamo visto il vuoto delle strade, il blocco di quasi tutte le attività, il confinamento in casa, lo svuotarsi delle chiese.
Abbiamo visto i camion militari pieni di bare. Tra dolore, pianto, disperazione.
Che cosa possiamo comprendere? Illuminiamo il drammatico vuoto della nostra vita con lo svuotarsi di Gesù di ogni dignità umana, essendo Dio per farsi schiavo, servo di tutti.
È questo il passaggio, questa la Pasqua che siamo chiamati a fare.
Nella esperienza dei discepoli di Emmaus, camminando con loro e dopo una lunga condivisione della Parola, a tratti anche dura, Gesù, ancora sconosciuto ai due, a tavola con loro prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, poi non sparì, non disparve, ma diventò invisibile alla loro vista e sarà sempre così: Gesù continua ad esserci, a camminare e stare con noi, tra dubbi, domande, rimproveri, anche se non ce ne accorgiamo. Non si vede!
Ma anche solo tra due: piccola comunità, poche persone, chiesa domestica, questa è la nuova presenza del Signore nella nostra vita, nella vita della comunità, a partire da quei due: Cleopa e l’altro, che sono io, sei tu, siamo noi due…
Il Signore è certamente presente in questa situazione di pandemia, per ascoltare il nostro lamento, per piangere con noi, per interrogarci, per farci comprendere, sperare e continuare a camminare insieme con Lui verso una umanità fraterna.
Sapranno la nostra chiesa, le nostre parrocchie, dopo questa durissima esperienza, ritornare alla semplicità dei due discepoli?
Risorgere a un nuovo stile di chiesa?
O continuerà l’ansia delle chiese mezze vuote non più per la pandemia, ma perché la gente e noi preti non abbiamo capito di ripartire da “dove sono due o tre riuniti nel mio Nome, io sono in mezzo a loro”?
Il Signore Gesù incognito cammina sempre con noi e sempre ci farà domande, non come il dottore della legge, ma come compagno di viaggio.
Come è stato per l’esistenza intera dei due discepoli di Emmaus, così la nostra chiesa non potrà più essere come prima.
Forse dobbiamo imparare a svuotarci del potere di ritenerci chiesa di massa, chiesa identità culturale, chiesa di tradizione, di feste per sacramenti, per diventare chiesa umile, chiesa “svuotata” di privilegi.
Non più chiesa fatta di norme rigide, di precetti, ma chiesa capace di costruire nuove relazioni di prossimità, di umanità, di Parola condivisa, di Pane e dei pani spezzati con i poveri.
Chiesa di casa, di camminare insieme, fatta di speranza, di amore donato perché infinitamente ricevuto.
In questo tempo ci sono tante sfide da accogliere, nella lettura dei segni dei tempi, per “creare cieli nuovi e terra nuova”.
Mettiamoci in ascolto della vita e della Parola e lo Spirito ci faccia suoi discepoli, sempre in cammino sia nella vita sociale, come nelle nostre comunità cristiane.
Don Riccardo
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Last Updated: 26 Marzo 2021 by Don Riccardo Zanchin
SARÀ TUTTO COME PRIMA? L’Italia, il dopo virus e la pastorale nelle nostre parrocchie
Questo tempo drammatico di pandemia per noi credenti è coinciso con la Quaresima ed il Tempo Pasquale: finalmente abbiamo celebrato Cristo risorto!
Ma tutto continuerà come prima? Anzi con la “preoccupazione” di riprendere il tempo perduto? oppure sarà una opportunità, una conversione per un nuovo stile di essere società e Chiesa?
Abbiamo visto il vuoto delle strade, il blocco di quasi tutte le attività, il confinamento in casa, lo svuotarsi delle chiese.
Abbiamo visto i camion militari pieni di bare. Tra dolore, pianto, disperazione.
Che cosa possiamo comprendere? Illuminiamo il drammatico vuoto della nostra vita con lo svuotarsi di Gesù di ogni dignità umana, essendo Dio per farsi schiavo, servo di tutti.
È questo il passaggio, questa la Pasqua che siamo chiamati a fare.
Nella esperienza dei discepoli di Emmaus, camminando con loro e dopo una lunga condivisione della Parola, a tratti anche dura, Gesù, ancora sconosciuto ai due, a tavola con loro prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, poi non sparì, non disparve, ma diventò invisibile alla loro vista e sarà sempre così: Gesù continua ad esserci, a camminare e stare con noi, tra dubbi, domande, rimproveri, anche se non ce ne accorgiamo. Non si vede!
Ma anche solo tra due: piccola comunità, poche persone, chiesa domestica, questa è la nuova presenza del Signore nella nostra vita, nella vita della comunità, a partire da quei due: Cleopa e l’altro, che sono io, sei tu, siamo noi due…
Il Signore è certamente presente in questa situazione di pandemia, per ascoltare il nostro lamento, per piangere con noi, per interrogarci, per farci comprendere, sperare e continuare a camminare insieme con Lui verso una umanità fraterna.
Sapranno la nostra chiesa, le nostre parrocchie, dopo questa durissima esperienza, ritornare alla semplicità dei due discepoli?
Risorgere a un nuovo stile di chiesa?
O continuerà l’ansia delle chiese mezze vuote non più per la pandemia, ma perché la gente e noi preti non abbiamo capito di ripartire da “dove sono due o tre riuniti nel mio Nome, io sono in mezzo a loro”?
Il Signore Gesù incognito cammina sempre con noi e sempre ci farà domande, non come il dottore della legge, ma come compagno di viaggio.
Come è stato per l’esistenza intera dei due discepoli di Emmaus, così la nostra chiesa non potrà più essere come prima.
Forse dobbiamo imparare a svuotarci del potere di ritenerci chiesa di massa, chiesa identità culturale, chiesa di tradizione, di feste per sacramenti, per diventare chiesa umile, chiesa “svuotata” di privilegi.
Non più chiesa fatta di norme rigide, di precetti, ma chiesa capace di costruire nuove relazioni di prossimità, di umanità, di Parola condivisa, di Pane e dei pani spezzati con i poveri.
Chiesa di casa, di camminare insieme, fatta di speranza, di amore donato perché infinitamente ricevuto.
In questo tempo ci sono tante sfide da accogliere, nella lettura dei segni dei tempi, per “creare cieli nuovi e terra nuova”.
Mettiamoci in ascolto della vita e della Parola e lo Spirito ci faccia suoi discepoli, sempre in cammino sia nella vita sociale, come nelle nostre comunità cristiane.
Don Riccardo
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