Un’oasi di pace interiore, un punto di incontro tra la terra e il cielo che rompe qualsiasi barriera puramente umana e che unisce intimamente tutti gli uomini quali fratelli tra loro. A far da tramite è Maria, qui venerata come Madonna del Rosario, che indica la strada della preghiera per accogliere Gesù e il Suo Vangelo nella nostra vita.
Questo è il tesoro che ci ha lasciato il Pellegrinaggio a Fatima.
Alla partenza molti dei partecipanti non si conoscevano, ma già si percepiva il desiderio di “stare insieme” per condividere questa bella esperienza. Col passare dei giorni, ognuno è riuscito ad entrare nella vita dell’altro, attraverso il racconto di scorci di vita personale che a volte, tenuti per sé, possono sembrare banali, ma che invece diventano ricchezza e testimonianza se ascoltati e accolti da chi cerca e vede Dio nei gesti della quotidianità. Siamo partiti come singoli, col passare dei giorni e delle esperienze siamo diventati gruppo e comunità, dove ognuno si è sentito amorevolmente accolto e responsabile dell’altro.
Il Piazzale di Fatima, immenso, lo vediamo la prima volta di sera. Arriviamo per il Rosario delle 21.30 e lì ci colpisce la folla, tante persone, di tutte le razze, di tutte le lingue, riunite nel dialogo comune della preghiera a Maria, tutti rivolti alla sua statua (alcuni vi arrivano dopo aver percorso in ginocchio un percorso apposito) posta sul luogo della sua ultima apparizione.
La prima parte dell’Ave Maria in lingua straniera, ogni cinquina si cambia lingua (e stasera tocca anche a una coppia del nostro gruppo). La seconda parte ognuno la recita nella propria lingua, ma quello che stupisce è che le voci, unite nello spirito, diventano un’unica armoniosa preghiera. E poi la processione intorno al piazzale con le candele accese, accompagnata dal canto, al seguito della statua della Madonna: una scia di luci nel buio, ognuna della quali è una preghiera di intercessione a Maria per sé o per qualcun altro che ognuno porta nel cuore.
Un’esperienza di comunione che si ripete il mattino seguente con la Santa Messa presieduta in italiano da Don Riccardo, sempre nella cappellina delle apparizioni, partecipata anche da persone di altre nazionalità, dove abbiamo pregato in particolare per la nostra comunità di Spinea e per quanti ci avevano affidato un’intenzione.
Nei giorni seguenti la visita ai luoghi delle apparizioni, immersi in una bella natura di lecci, pini marittimi, ulivi, alberi di sughero, la storia e i luoghi dei tre pastorelli (i piccoli villaggi di Valinhos e Aljustrel), raccontati da una guida preziosa, Paola, che ha saputo accompagnarci con gioiosa passione e testimonianza della sua devozione, partecipando anche alle quotidiane Sante Messe e al percorso della Via Crucis ad Aljustrel.
Non ultimo l’aspetto artistico: Paola non ha voluto tralasciare alcun particolare per farci conoscere la storia del suo Paese. Lisbona, Fatima, Batalha, Alcobaca, Obidos, la visita ai musei, alle Chiese, monasteri, un saluto anche all’Atlantico dalla bellissima Nazarè (da Nazaret). Tutto trasmette la grande devozione a Maria.
E così i giorni sono volati … “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende …”
Ma anche Gesù scende dal monte con i suoi discepoli per tornare alla sua quotidianità. Ma non sarà più come prima per quei discepoli che avevano potuto intravvedere un frammento di eternità, e così per noi, ancora “scossi e pieni di stupore” per questa bellissima esperienza vissuta.
Custodiamo la preziosità di quanto ricevuto continuando il nostro cammino rinvigoriti nella gioia e con fiducia affidiamoci all’amore del Cuore Immacolato di Maria, nella certezza che tutti (riportando una frase di Papa Francesco posta accanto a una scultura della Madonna nel museo di Fatima) “Abbiamo una mamma in cielo!” .